Il funerale di Pio Rapagnà, una vera e propria festa

Scusatemi, ma voglio ancora una volta parlare in prima persona, non è mio solito farlo, ma questa volta perdonatemi, lo faccio perché mi sento di esprimere concetti personali e ho deciso di esternarli in prima persona.

Tutto il mondo è paese, si sa, con le proprie culture e modi di fare e agire tramandate di generazione in generazione.
Di conseguenza anche il giorno dell’ultimo saluto ha le sue solide tradizioni.
In Italia, in Abruzzo, in provincia di Teramo e a Roseto degli Abruzzi per esempio, il funerale è una cerimonia molto soft, dal contesto sobrio, sempre serio e profondo.
Quasi sempre, poi, dopo la cerimonia in Chiesa, i parenti più stretti si raccolgono nel luogo in cui la salma riposerà per l’eternità.
Non vi è, quindi, un momento di unità familiare, ma ognuno si raccoglie nel suo dolore.

Ciò che invece è accaduto nel funerale dell’amico Pio Rapagnà è stato molto diverso, e fuori dagli schemi tradizionali.
In questo caso abbiamo assistito una vera e propria festa con l’obiettivo di rendere omaggio a Pio e di portare conforto alla famiglia.

Supponiamo che se una persona crede in Dio e nella vita dopo la morte, (personalmente ho avuto Pio come assistente seminarista mentre ero in collegio, e posso tranquillamente affermare che Pio era credente) il funerale deve essere una festa e non solo momenti di veglia e di pianti.

L’insolita location del Palazzo del Mare, l’insolita bicicletta degli amici di sempre, avallata dalla famiglia.
In chiesa poi, il canto con le parole e la musica del maestro Francesco Pincelli con cui Pio ha condiviso tantissime serate.
La presenza di uomini politici di destra, centro, sinistra, ex sindaci (di tutto Abruzzo), onorevoli, capigruppo, presidenti di consiglio, tutti a rendere “onore” a un uomo, un politico di razza, sia come amico, che come avversario o in contrapposizione al simbolo di appartenenza.
Pio Rapagnà è riuscito nel giorno della sua salita in cielo a far incontrare a Roseto, i suoi nemici politici, che hanno speso un’ora del loro tempo per rendergli l’onore delle armi. Per salutarlo per l’ultima volta, e questa volta da amici di sempre e non più come bastian contrari.
E come non nominare tutti coloro che sono stati sempre vicino al caro Pio, i suoi paganesi che lo hanno seguito dalla Cooperativa 100 fiori fino a oggi.
I suoi amici di Radio Popolare. I suoi amici di partito. I suoi cittadini, i suoi parenti e tutti i suoi amici abruzzesi delle case polari, quelli dell’attraversamento pedonale, quelli dei concerti di Francesco Guccini e dei bicchieri di vino all’osteria buonumore.
Tutti riuniti per la festa di Pio, non per il suo funerale.
Noi che c’eravamo sentivamo i commenti di tutti e come non ricordare Pio con il suo megafono ad annunciare i suoi comizi in piazza della Libertà.
Come dimenticare le affissioni notturne dei manifesti dopo aver preparato secchi di colla con acqua e cartine per poi affiggere sotto i ponti e nelle fontane i manifesti dei concerti organizzati a Roseto.
E a chi non mancheranno le sue fragorose e sane risate di cuore quando gli si veniva ricordata una sua impresa accaduta negli anni precedenti.
Voglio farvi presente che Pio Rapagnà è stato l’uomo che già negli anni ’70 aveva sperimentato e introdotto nella sua Montepagano la “Messa Beat”.
Si avete letto bene, pochi ne sono a conoscenza, ma gli amici chitarristi paganesi Vincenzo Pergallini e Antonio Esposito, il batterista Rocco Della Loggia, il Maestro tastierista e fisarmonicista Francesco Pincelli, il bassista Attilio Bragaglia insieme a Pio organizzarono all’interno della Chiesa di Montepagano dedicata a Sant’Antimo, una messa con suoni rock-pop.
Prima di fare questo alcuni mesi prima aveva anche dato il nome al gruppo Gli Escatoy, che ancora oggi a distanza di 50 anni continua a suonare, sempre a Montepagano.
Come vedete un uomo che fino a 73 anni non si è mai fermato, mai arreso, mai sfiduciato.
Anzi prima di chiudere questo articolo che sto scrivendo “a braccio” e che sicuramente nemmeno rileggerò, e lo inserirò subito in stampa, queste due cose voglio proprio raccontarvele, perché non ne ero a conoscenza.
La prima mi è stata raccontata dall’amico Gabriele Terramani al quale chiedendogli il perché di alcuni amici delle confraternita paganese al funerale di Pio, Gabriele mi ha confermato che da alcuni mesi Pio aveva chiesto di entrare a far parte appunto della confraternita paganese.
La seconda mi è stata raccontata dalla moglie Giovanna che alcuni giorni dopo il funerale mi ha confidato che Pio si sentiva di fare ancora migliaia di cose, e che il tempo non era mai sufficiente per quello che aveva in mente di realizzare.
Mostre, feste, valorizzazione della sua Montepagano, e non ultima la voglia di sapere ancora di più, tanto che si era iscritto all’Università.
Un uomo che non si fermava mai, che ha dato tutta la sua vita alla famiglia e agli amici.
Credeteci ne aveva tanti, ma veramente tanti, gli stessi che non lo dimenticheranno mai.

Sono sicuro che l’anima di questo uomo poliedrico e inarrestabile riposerà veramente in pace, lasciando la sua famiglia in terra con un sorriso… che vale di più delle lacrime che hanno versato quando inaspettatamente è salito in cielo.
Grazie Pio per tutto quello che mi hai insegnato.